Il 27 maggio è tornato alla casa del Padre
Giuliano Rovere, amico di lunghissima data,
presenza discreta ma sempre attenta e disponibile,
membro invitato del Direttivo di Russia Cristiana.
Večnaja pamjat’.
Omelia di don Paolo Polesana al funerale • 29 maggio 2024
Siamo davvero tanti, qui riuniti per dare un abbraccio a Giuliano, e c’è anche l’unico grande amico che è Gesù Cristo. Per cui, noi non siamo soltanto riuniti insieme, ma siamo uniti a Lui. Uniti perché Egli ci ha dato la sua vita, nel bel giorno del nostro Battesimo. Ci ha dato la nostra vita di cristiani, che è la nostra vita intera, non un pezzo della vita.
C’è anche Lui, Gesù, che ha detto questa grande parola: «Beati voi!». Ci ha chiamato beati. Il Vangelo delle Beatitudini viene letto nella liturgia di Tutti i Santi, perché questo è ciò che ha fatto di noi l’amicizia con Gesù Cristo: ci ha fatto santi, perché Lui è santo.
Così riuniti in Gesù Cristo noi leggiamo le beatitudini, che descrivono innanzitutto la vita di Gesù, e poi anche la nostra. Ed è bello perché la vita è una sola, non ce n’è un’altra e se non è bella, se non è beata, è un vero guaio.
Questa vita è bella, buona, beata non perché tutto va bene ma perché è Dio che dona l’orizzonte in cui tutta la nostra vita diventa buona e bella. Tant’è che l’ultima beatitudine è abbastanza bizzarra, dice: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia».
Persino nelle cose più avverse, persino quando il male in ogni sua forma si orienta contro la vita degli amici di Gesù Cristo, ebbene, neanche in quel momento la beatitudine li lascia. Quindi siamo tutti nell’abbraccio misericordioso del Padre Celeste, che ci unisce insieme a Lui, perché questo è quello che Gesù Cristo è venuto a portare tra di noi: la nostra unità, «che siano una sola cosa».
Il Vangelo delle Beatitudini viene recitato anche in tutte le Divine Liturgie, nel rito bizantino, cui Giuliano amava partecipare facendo da voce guida.
Perché questo è l’orizzonte della vita: l’unità di tutti. Attraverso Gesù Cristo non ci sono più separazioni, siamo tutti uniti dall’unico amore.
La vita di Giuliano è stata spesa in modo esplicito per questa unità.
E noi celebriamo oggi l’unità, l’unione di Giuliano col Padre Celeste e questo segnerà, da adesso in poi, il nostro rapporto con lui, perché, come diceva padre Romano «i nostri morti sono più vicini a Dio e quindi sono più vicini a noi; ci amano di più, perché sono vicini all’Amore».
Rendiamo grazie al Signore per tutto quello che ha operato tra di noi, per la salvezza, per l’unità che ha formato e preghiamo che ci faccia tutti discepoli e seguaci, costruttori di questa pace, di questa unità. Ce n’è un gran bisogno adesso!
Per questo continuiamo la nostra vita aiutati ancor più di prima, e ancora di più da Giuliano.
(foto G. Castagna)