Alla fine del 1957 padre Scalfi fa conoscenza con una grande figura di donna del mondo bergamasco, Betty Ambiveri (1888-1962), che metterà a disposizione la propria villa di Seriate per le iniziative di Russia Cristiana.
Betty Ambiveri nasce a Bergamo da Giovanni Ambiveri e Chiara Radici. Il padre è imprenditore nel campo dell’allevamento dei bachi da seta. Elisabetta, primogenita di sette figli, al termine degli studi affianca il padre nell’attività imprenditoriale, ma da subito matura un particolare interesse per chi vive nel bisogno, e offre il proprio aiuto economico e morale, con un occhio rivolto alle missioni.
Durante la prima guerra mondiale presta servizio come volontaria della Croce Rossa. Nel dopoguerra, nonostante i non facili rapporti con il fascismo, Betty continua a svolgere la sua opera di assistenza alla popolazione.
Nell’aprile del 1940, alla morte del padre, viene sfiorata dall’idea di partire come missionaria, ma gli eventi storici precipitano: a giugno l’Italia entra in guerra, e Betty decide di rimanere. Infermiera volontaria, appoggia la resistenza antifascista, e si presta a nascondere delle armi a Villa Ambiveri, ma in seguito a una delazione nel dicembre 1943 viene arrestata insieme ai partigiani e condannata alla pena capitale, sentenza poi commutata in dieci anni di carcere.
Rientrata dalla prigionia nell’aprile del ’45. si impegna in campo politico, amministrativo, sociale e nel volontariato: è eletta nei consigli comunale e anche provinciale di Bergamo, è presidente della Commissaria Bolognini, l’attuale ospedale di Seriate, fonda la sezione bergamasca del Centro Italiano Femminile e contribuisce a fondare la Casa del Sole per ragazzi con problemi di disadattamento, e l’Istituto Pietro Moroni per ragazzi con sindrome di Down.
Nei primi anni ’50 organizza importanti opere di solidarietà, ad esempio l’accoglienza degli alluvionati del Polesine e della Calabria, e dei profughi dall’Ungheria. Il 23 dicembre 1961 riceve dal sindaco di Bergamo la medaglia d’oro al merito civico.