TEGZA NIKOLAJ IVANOVIČ (1908-1953)

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sacerdote greco-cattolico


Nikolaj nasce il 15 febbraio 1908 nel villaggio Dilok, distretto di Mukačevo. Suo padre è direttore del coro parrocchiale, mentre per via materna la famiglia è imparentata con il vescovo martire Teodor Romža. Nel 1924 entra al ginnasio russo di Mukačevo, nel 1928 al seminario di Užgorod, si sposa il 19 luglio 1932 e quindi viene ordinato sacerdote dal vescovo Aleksandr Stojka, che lo destina alla parrocchia di Černyj Potok e nel 1935 alla parrocchia di Žukovo.
Con l’inizio della campagna contro la Chiesa greco-cattolica, dopo il rifiuto di passare alla Chiesa ortodossa, padre Nikolaj viene privato della chiesa e della casa parrocchiale. Il 20 aprile 1950 viene arrestato. Durante l’istruttoria gli viene chiesto se «leggeva ai fedeli le lettere e le circolari del vescovo greco-cattolico di Mukačevo». Il sacerdote risponde: «In chiesa invitavo i fedeli a pregare Dio perché affrettasse la pace e ad aiutare le famiglie dei soldati al fronte». Un testimone depone contro padre Nikolaj: «Quando è iniziata l’unione della chiesa greco-cattolica con la chiesa ortodossa, Tegza si è rifiutato di unirsi e nei dialoghi che ha avuto con me diceva che non dovevo confessarmi da un sacerdote ortodosso e dovevo confessarmi soltanto secondo il rito greco-cattolico perché la fede greco-cattolica era la fede più vera».
Padre Nikolaj rifiuta l’avvocato difensore e dichiara di volersi difendere da solo. L’inchiesta si conclude il 25 maggio 1950. Nell’accusa si legge: «L’imputato, essendo un sacerdote uniate, all’inizio del 1949 invitava la popolazione a sostenere il cattolicismo … Tenendo conto dell’insieme dei crimini, si condanna l’imputato a 25 anni di detenzione, alla privazione dei diritti civili … e alla confisca di tutti i suoi beni».
Padre Nikolaj Tegza muore il 14 febbraio 1953 nel lager di Spassk, a 45 chilometri da Karaganda (Kazachstan): un «lager speciale», di particolare rigore, dove i detenuti lavorano nelle miniere di carbone. La causa della morte indicata dal documento ufficiale è la tubercolosi. Ha 45 anni. Lascia la moglie Margarita e cinque figli: Margarita, Iosif, Stefan, Katerina e Marianna.
Nel documento ufficiale di riabilitazione del 2 gennaio 1990 si legge: « … Il condannato non si è riconosciuto colpevole. Era una sacerdote greco-cattolico. Predicava questa fede perché non riconosceva la fede ortodossa. Nelle sue prediche parlava di argomenti religiosi, non si interessava di politica, non ha commesso alcun atto conto l’URSS, non si occupava di propaganda antisovietica, non falsificava la realtà sovietica… I testimoni non hanno fornito alcuna prova concreta dell’attività criminale dell’imputato. Il suo comportamento non usciva dai limiti del suo ministero sacerdotale … Il KGB della Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina per la regione della Transcarpazia ritiene che Tegza N.I. debba essere senz’altro riabilitato perché condannato senza alcun fondamento».