VASKOV PËTR PETROVIČ (1903-1981)

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sacerdote greco-cattolico

Padre Petr nasce l’8 febbraio 1903 nel villaggio Zareč’e. Il padre è maestro di canto ecclesiastico. Frequenta il ginnasio a Mukačevo, nel 1924 entra al seminario diocesano di Užgorod e il 26 agosto 1928 viene ordinato sacerdote dal vescovo greco-cattolico Petr Gebej. Il suo primo incarico sacerdotale è nella parrocchia del villaggio Gorenčovo. In questa regione si sviluppa il movimento per il passaggio all’ortodossia. Nella parrocchia greco-cattolica del paese non sono rimaste più di una decima di famiglie. Il giovane sacerdote deve avere pazienza, ardore di spirito, devozione per acquistare simpatia fra la gente e ridestare il desiderio di ritornare alla Chiesa greco-cattolica. Nel 1934 è nominato parroco nel villaggio Emstičevo e nel 1941 parroco a Lochovo, succursale della chiesa di Lavka. Il 26 ottobre 1947, nella domenica di Cristo Re, il vescovo Teodor Romža consacra la chiesa da poco restaurata del villaggio di Lavka. Il giorno dopo viene commesso l’attentato contro il vescovo Romža inscenato come incidente stradale. Il piano per uccidere il vescovo Romža era stato organizzato dagli agenti dei servizi di sicurezza sovietici con l’approvazione di Chruščëv. Dopo «l’incidente» il vescovo viene portato all’ospedale di Mukačevo, dove viene ucciso con un’iniezione. Questo delitto è l’inizio della distruzione pianificata della Chiesa greco-cattolica in Transcarpazia. I sacerdoti vengono arrestati e, a partire dall’inizio del 1949, a ognuno di loro gli agenti dei servizi di sicurezza propongono di passare «volontariamente» alla Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca.
Deciso a non sottomettersi alla volontà dei persecutori, padre Pëtr è costretto ad abbandonare la chiesa e la casa parrocchiale con tutti i suoi familiari. Cerca un lavoro secolare per poter mantenere la famiglia, ma gli agenti glielo impediscono. Infine anche lui, come tanti altri sacerdoti, viene arrestato il 17 agosto 1949 e condannato a 25 anni di lager e alla confisca dei beni.
Il lager a cui è destinato il sacerdote si trova alla periferia della città di Inta (repubblica autonoma dei Komi). Vi rimane fino al 12 agosto 1955, lavorando nelle miniere di carbone. Arriva a casa nel settembre 1955, nel villaggio Dravce, dove abita la sua famiglia. In seguito, con la famiglia, si trasferisce a Užgorod e trova lavoro nella brigata per la cura del verde pubblico in città. Il capobrigata è un altro prete greco-cattolico, padre Fedor Meškol’ce. Nello stesso tempo padre Pëtr si inserisce attivamente nella vita della Chiesa clandestina: è parroco, senza chiesa, dei fedeli greco-cattolici di Užgorod e dei villaggi vicini. La polizia lo tiene d’occhio, lo minaccia, lo multa per aver infranto la legge sovietica sui culti religiosi. Nonostante le persecuzioni, padre Pëtr resta fedele sino alla fine alla sua vocazione sacerdotale.
Padre Pëtr Vaskov muore l’8 marzo 1981. Viene riabilitato il 18 dicembre 1991.
La moglie di padre Pëtr, Margarita Bačinskaja (1907-1972), mentre il sacerdote è in lager, educa e mantiene da sola 6 figli, e quando il marito torna in libertà, sa essere un aiuto prezioso nel suo lavoro pastorale.