BENDAS STEFAN MICHAJLOVIČ (1903-1991)

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sacerdote greco-cattolico

Padre Stefan nasce il 3 agosto 1903 nel villaggio Bobovišče, diocesi di Mukačevo in Transcarpazia. Inizia gi studi in America, passa in Ungheria, poi in Romania, ancora in Ungheria dove frequenta la facoltà di diritto, che interrompe per entrare al seminario di Užgorod. Nel 1926 svolge il servizio militare nell’Esercito ceco, poi viene ordinato sacerdote e destinato come parroco, al posto del padre defunto, nella chiesa del villaggio Novoselica. Grazie alle doti organizzative del giovane sacerdote, in due anni viene costruita la nuova chiesa in pietra, consacrata il 4 dicembre 1931. Nel settembre 1934 padre Stefan è nominato decano. Dal 1° aprile 1941 è parroco nel villaggio di Velikaja Kopanja, dove l’8 marzo 1949 le autorità comuniste gli proibiscono di esercitare il ministero sacerdotale. Il divieto dello Stato non gli impedisce di passare al ministero clandestino. Non gli è concesso di avere un lavoro. In questa difficile condizione umana è avvicinato dagli agenti segreti del regime, che lo consigliano di passare alla Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, anche per assicurare alla famiglia una vita dignitosa. Padre Stefan rifiuta e, in cambio, gli agenti dei servizi segreti lo arrestano il 27 maggio 1949. Prima di portarlo in prigione, di fronte alla moglie, al figlio, ai padroni di casa e a «testimoni», il KGB gli offre un’ultima possibilità di «salvezza»: «Per l’ultima volta le concediamo la possibilità di sottoscrivere il documento di passaggio alla Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca, e in questo caso siamo disposti a perdonare tutto». In risposta padre Stefan, prendendo per mano i due cekisti, ad alta voce dice: «Andiamo» (Idemte!).
Tutti i libri religiosi gli vengono sequestrati e padre Stefan viene portato alla prigione di Užgorod. Qui viene interrogato e processato. Fra i testimoni a suo carico viene chiamato anche un sacerdote ortodosso. Il 18 luglio 1949 padre Stefan è condannato a 25 anni di lager e alla confisca di tutti i beni. Nella prigione di Užgorod ci sono altri sacerdoti greco-cattolici che hanno preferito il lager al compromesso: padre Ivan Skiba, padre Ignat Siksaj, padre Anton Roman, padre Gavriil Udut e padre Iosif Mikita.
Alla moglie di padre Stefan, Maija Bačins’ka, dopo l’arresto del marito non è consentito avere un lavoro stabile.
Padre Stefan viene trsaferito nella prigione di Leopoli (26 agosto 1949), poi a Kiev, in seguito a Mosca (17 gennaio 1950), a Kujbyšev (Samara) e finalmente in un lager di Karaganda (Kazachstan), dove d’inverno la temperatura arriva a 40 gradi sotto zero (il sacerdote vi giunge il 17 febbraio 1950). Il lavoro nel lager inizia all’alba e dura fino al tramonto. D’estate la giornata di lavoro può protrarsi fino alle 23,00. Gli oggetti religiosi sono severamente proibiti, come ogni manifestazione di vita religiosa. Ciò nonostante, i sacerdoti greco-cattolici riescono a celebrare segretamente la Divina Liturgia e a svolgere attività pastorale.
Il 2 agosto 1954 padre Stefan viene trasferito nel lager per invalidi nel villaggio Terekty e il 13 ottobre 1954 l’apposita commissione medica lo dichiara inabile al lavoro. Il 3 gennaio 1955 una commissione da Mosca dispone di liberare padre Stefan. Giunto a casa, non trova lavoro: l’atmosfera è migliorata, ma gli ex detenuti non vengono assunti. Padre Stefan si consacra completamente alla poco rimunerata attività pastorale clandestina: battesimi, matrimoni, confessioni e, in piena notte, Divina Liturgia in case private, dove si raccolgono dalle 20 alle 50 persone. Nel 1956 le autorità locali ricevono l’autorizzazione da Mosca di assumere anche sacerdoti per archiviare e tradurre i documenti in latino del XV-XIX secolo presenti nell’archivio regionale della Transcarpazia. Padre Stefan è fra questi.
Dopo la rivolta ungherese del 1956 l’aria si fa più pesante anche per i sacerdoti greco-cattolici liberati dal lager. In seguito, subentra un clima di minor pressione antireligiosa, e alcuni sacerdoti greco-cattolici passati all’ortodossia ritornano in seno alla Chiesa cattolica. Il KGB è preoccupato e ricorre ai soliti rimedi. Due sacerdoti greco-cattolici vengono arrestati, e poi espulsi dall’Ucraina.
Prevedendo il peggio, padre Stefan emigra di propria volontà in Kazachstan. Il 23 maggio 1957 si trova a Karaganda. Qui viene arrestato il 16 marzo 1959 dal KGB, che lo libera dopo breve tempo con l’obbligo di abbandonare il Kazachstan. Tornato in famiglia nella città di Beregovoe, trova lavoro come guardiano notturno nel cantiere di una scuola-internato in costruzione, continuando nello stesso tempo l’attività clandestina fra i fedeli greco-cattolici.
In questo periodo nella città di Beregovoe vi sono altri sacerdoti clandestini greco-cattolici liberati dai lager: i padri Ju. Bačinskij, I. Legeza, I. Kampov, E. Pasul’ka, V. Pochil, M. Terban, D. Garajda, I. Sabov e P. Lozan. Padre Stefan collabora fraternamente con loro e assieme a loro organizza il lavoro pastorale. Le autorità non restano indifferenti alla «propaganda clericale». I tempi sono cambiati, non si condannano più a 25 anni di lager i sacerdoti greco-cattolici che non intendono passare all’ortodossia, anche perché tutte le chiese dei greco-cattolici sono passate agli ortodossi. Resta pur sempre il problema educativo. V. Kerečanin, responsabile locale della propaganda comunista, esprime le sue preoccupazioni sulla stampa regionale il 23 marzo 1973: «Nella nostra provincia vivono ancora circa 100 sacerdoti e monaci greco-cattolici. Più di 20 di loro intrattengono rapporti con i fedeli greco-cattolici, celebrano clandestinamente riti religiosi e vogliono far rivivere la chiesa greco-cattolica … Alcuni sacerdoti ex uniati celebrano riti religiosi in appartamenti privati; anche Bendas S.M. … celebra illegalmente riti religiosi nel suo appartamento».
Nel novembre 1989 padre Stefan saluta con indicibile gioia la legalizzazione della chiesa greco-cattolica da parte del Governo. La sua prima preoccupazione è di ridare vita alle comunità greco-cattoliche non solo nella sua città, ma anche in tutta la regione transcarpatica. Il 17 giugno 1990 il vescovo Ioann Semedij nomina padre Stefan canonico della diocesi di Mukačevo
Padre Stefan Bendas muore il 13 agosto 1991. Viene riabilitato il 23 agosto 1991.
Padre Stefan è noto per i suoi numerosi articoli e testi di etnografia e sulla storia dei sacerdoti greco-cattolici. Riportiamo soltanto alcuni titoli: Dati biografici dei sacerdoti della diocesi greco-cattolica di Mukačevo, dai tempi antichi all’anno 1949, che contiene i dati di 8.000 sacerdoti, Origine e dottrine delle eresie e delle sette, Breve storia della vita monastica, La diocesi greco-cattolica di Mukačevo e la lotta di liberazione del 1848/1849, Cinque anni dietro al filo spinato e molti altri.