BALTOVIČ NIKOLAJ
MICHAJLOVIČ (1886 – 1956?) |
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sacerdote greco-cattolico |
Padre
Nikolaj nasce il 23 febbraio 1886 nella famiglia di un sacerdote greco-cattolico
a Malaja Martynka, provincia della Transcarpazia. Dopo aver frequentato
il ginnasio a Užgorod, entra nel seminario della stessa città, terminato
il quale viene ordinato sacerdote il 7 aprile 1912 da Dmitrij Radu, vescovo
della chiesa greco-cattolica rumena. Il suo primo incarico è quello di
parroco nel villaggio Smerekovo; dal 1919 al 1927 è parroco a Obava, regione
di Mukačevo; dal 1927 al 1949 è dapprima coadiutore e poi parroco nel
villaggio di Tur’ja-Paseka. Nel fabbraio 1949 la Chiesa greco-cattolica
viene ufficialmente soppressa.
Il governo sovietico propone a padre Nikolaj di passare alla Chiesa ortodossa
russa: in caso contrario, gli sarebbe impedito di svolgere qualsiasi attività
religiosa e dovrebbe abbandonare la casa parrocchiale. Padre Nikolaj non
accetta, e quindi tutta la sua famiglia si trova in mezzo a una strada.
Grazie all’aiuto di alcuni parrocchiani, si trova una casa dove la famiglia
di padre Nikolaj può sistemarsi. La pressione morale su padre Nikolaj
prosegue per un anno intero: viene spesso chiamato a colloquio con gli
organi della polizia segreta, finché il 25 maggio 1950 viene arrestato
e l’11 luglio dello stesso anno condannato a 25 anni di lager e alla confisca
dei beni. Il primo lager dove viene mandato si trova nella regione di
Irkutsk (Siberia Orientale), dove padre Nikolaj lavora nelle miniere.
Dopo la morte di Stalin (1953) si nota un atteggiamento meno oppressivo
nei confronti dei detenuti nei lager. Padre Nikolaj viene trasferito in
un lager della provincia di Omsk (Siberia Occidentale). Qui una commissione
speciale incaricata di rivedere le sentenze, riconosce che padre Nikolaj
è invalido e completamente inabile al lavoro, per cui viene liberato.
Muore, presumibilmente, nel 1956.
Viene riabilitato il 20 febbraio 1992.
La moglie di padre Nikolaj, dopo l’arresto del marito nel 1950, viene
licenziata dal lavoro e vive presso la figlia, aiutata anche dai tre figli
maggiori, perché non ha diritto alla pensione.
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