BAČKAJ ANTON FEDOROVIČ
(1909-2000) |
stampa |
sacerdote greco-cattolico |
Anton
nasce il 25 maggio 1909 nel villaggio Suskovo; suo padre è un sacerdote
greco-cattolico. Frequenta la scuola elementare parrocchiale, il ginnasio
a Mukačevo e il seminario a Užgorod. Il 21 settembre 1932 viene ordinato
sacerdote dal vescovo greco-cattolico Aleksandr Stojka nella città Michajlovcy
(oggi Slovacchia) e destinato come parroco al villaggio di Malaja Kopanja.
Con l’avvento del potere sovietico inizia la persecuzione contro la Chiesa
e contro il clero. Il 18 febbraio 1949 due stanze della casa parrocchiale
vengono requisite, perché servono come sede dell’amministrazione del nuovo
kolchoz Stirpe stalinista. Altre due stanze vengono requisite nel 1950
e adibite a sede del soviet di villaggio e della biblioteca pubblica.
Padre Anton, la moglie e i cinque figli piccoli si ritrovano in mezzo
a una strada. Trovano rifugio nell’izba del sacrestano Vasilij Galas.
Fin dall’inizio del 1949 padre Anton è oggetto di pressioni e ricatti
da parte degli agenti della polizia segreta, per indurlo a passare alla
Chiesa ortodossa. Il 1° marzo 1949, assieme ad altri 34 sacerdoti greco-cattolici,
sottoscrive un documento di «riunificazione» alla Chiesa ortodossa russa
del Patriarcato di Mosca. Così ottiene il permesso di poter celebrare
tranquillamente sino alla fine del 1956. Ciononostante, durante tutto
questo periodo padre Anton non riesce a trovare la pace dello spirito,
e il 12 ottobre 1956 scrive una lettera al vescovo ortodosso in cui dichiara
di voler ritornare in seno alla Chiesa greco-cattolica. Rende nota ai
fedeli questa sua decisione e continua a celebrare nella chiesa, sostituendo
al nome del patriarca di Mosca quello del papa di Roma.
Nel gennaio 1957, di notte, si presentano a casa sua gli agenti della
sicurezza di Stato con il mandato di arresto. Dopo aver perquisito l’appartamento
e confiscati tutti i testi religiosi, trasferiscono l’arrestato nella
prigione di Užgorod. Il 10 aprile 1957 padre Anton viene condannato a
7 anni di lager e alla confisca dei beni. Dal testo della condanna del
collegio giudiziale sappiamo che: «A. F. Bačkaj, celebrando la Liturgia
nel villaggio Malaja Kopanja, il 4 dicembre 1956, dopo aver interrotto
la sua attività nella chiesa ortodossa, senza il permesso degli organi
competenti ha ripristinato l’unione, celebrando secondo il rito greco-cattolico.
Inoltre l’imputato fino al giorno dell’arresto ha conservato nel suo appartamento
varia letteratura antisovietica, come, per esempio “Il messaggero missionario”,
“Il Calendario missionario”, “Il pastore d’anime”, ecc.».
Dopo l’arresto e la condanna di padre Anton, la moglie Elena deve mantenere
ed educare da sola i cinque figli. Padre Anton è destinato al lager di
Pot’ma, nella repubblica della Mordovia. Grazie alla sua laboriosità,
viene liberato prima del tempo nel gennaio 1961 e gli è concesso di riunirsi
ai suoi cari. Resta però sotto il costante controllo del KGB. Sulla stampa
sovietica di quegli anni vi è una testimonianza, l’artico di un certo
S. Bojko, un ateo, dal titolo A proposito dell’Unione: I morti non risorgono,
pubblicato sul giornale «La Pravda transcarpatica» nel 1969. L’autore
scrive: «Alcuni nel 1956 hanno cercato di ricucire l’unione, ispirati
dalla rivolta dei fascisti in Ungheria del 1956. Per esempio, nel villaggio
Malaja Kopanja il pastore d’anime Anton Bočkaj si è affrettato a dichiarare
che si distaccava dall’ortodossia e ritornava all’unione, e ha incominciato
a celebrare la Liturgia secondo il rito degli uniati».
Padre Anton riesce a trovare lavoro nel kolchoz locale, ma segretamente
celebra la Liturgia, amministra il sacramento del battesimo e benedice
i matrimoni. Svolge il suo apostolato clandestino non soltanto nel suo
villaggio, ma anche in altri villaggi della diocesi di Mukačevo. Dopo
la legalizzazione della chiesa greco-cattolica avvenuta nel novembre 1989,
a padre Anton è offerta la possibilità di svolgere liberamente il proprio
ministero. Il vescovo ordinario Ioann Semidij gli assegna la cura dei
villaggi del distretto Vinogradov e in seguito (anni 1992-1993) del villaggio
di Malaja Kopanja.
Padre Anton Bačkai viene riabilitato il 17 aprile 1991. Muore il 20 novembre
2000.
|