Vasilik Pavel (1926
- 2004) |
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vescovo greco cattolico |
Il
vescovo Pavel nasce l’8 agosto 1926 nel villaggio di Borislavci (attuale
Polonia) in una famiglia di 11 figli. Frequenta il ginnasio a Peremyšl’
e dal 1943 il seminario diocesano della stessa città che viene chiuso
dai comunisti nel 1945, quindi Pavel ritorna al paese natio.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la Polonia è liberata dall’occupazione
tedesca, il territorio è diviso fra URSS e la repubblica popolare polacca.
La popolazione è deportata secondo la nazionalità: gli ucraini che abitano
nella regione di Peremyšl’ nel territorio dell’Ucraina sovietica, i polacchi
della Galizia in Polonia. La famiglia Vasilik è deportata nel villaggio
Bariš, regione di Ternopol’. Pavel negli anni 1945-1947 vive a Leopoli
presso una zia e frequenta una scuola per infermieri.
Dopo lo stabilirsi del potere sovietico sul territorio dell’Ucraina occidentale
e l’inizio della persecuzione contro la Chiesa greco cattolica, Pavel
Vasilik, pur essendo laico, viene arrestato l’1 aprile 1947 con l’accusa
di rapporti con l’armata dei partigiani nazionalisti. Una settimana prima
era stato arrestato il padre di Pavel, Jakim Vasilik. Pavel è rinchiuso
prima nella prigione di Leopoli e poi in quella della città di Nikolaj.
Nel diario di Pavel sta scritto: “E’ una cosa terribile ricordare quei
tormenti. Col pugno picchiavano la schiena, la testa, il ventre, il collo,
per ore ci mettevano alla parete con le mani alzate, e quando le mani
cadevano, intervenivano con i pugni. In loro non esisteva umanità: come
fossimo caduti nelle mani del diavolo.” Pur in queste dolorose condizioni
Pavel non cessa di pregare e di educare cristianamente i detenuti; in
carcere avviene la prima sua esperienza di catechesi. In carcere poi ha
la fortuna di incontrare un sacerdote che morirà martire e sarà beatificato,
padre Nikolaj Cegel’skij, un santo che tempra la fede del giovane seminarista.
Pavel è condannato a 5 anni di lager che sconta in Baskiria dove incontra
un altro santo sacerdote Iosif Bukovinskij che celebra clandestinamente
in una baracca ogni giorno consacrando soltanto il pane, perché non è
possibile trovare vino nel lager.
L’1 gennaio 1950 Pavel viene ordinato diacono in lager, durante la colazione,
dal vescovo gesuita Viktor Novikov, che sa a memoria le preghiere. Testimone
della cerimonia solo un sacerdote della Moldavia. Al diacono Pavel è affidato
il compito di organizzare i servizi liturgici clandestini: i sacerdoti
sono parecchi e lui deve stabilire chi, dove e quando si celebra. Non
di rado, su indicazione dei sacerdoti, padre Pavel predica. Alle sue prediche
spesso seguono giorni di carcere duro. Nel 1954 nel lager di Omsk, per
il Venerdì Santo dipinge la plaščanica (il telo con Cristo deposto nel
sepolcro) e predica. Lo condannano a 10 giorni di carcere duro. Alle celebrazioni
in rito bizantino assistono non soltanto i fedeli cristiani, ma anche
atei e musulmani.
Nel dicembre 1955 è liberato dal lager e condannato al confino nel villaggio
Novoaleksandrovna, in Siberia dove lavora in un kolchoz per l’allevamento
del bestiame. Durante questo esilio il diacono Pavel ha la possibilità
di battezzare molti bambini e anche adulti, che prepara seriamente al
sacramento. Riesce a battezzare, consenziente anche il padre, i figli
del comunista presidente del soviet agricolo.
Nel 1956 ottiene di poter ritornare al villaggio natio, dalla sua famiglia.
Il 18 novembre 1956 viene clandestinamente ordinato sacerdote in un appartamento
di Leopoli dal vescovo Nikolaj Čarneckij. Il giovane sacerdote inizia
il suo apostolato clandestino in comunione con la chiesa catacombale nella
provincia di Ternopol. La sua prima Liturgia bizantina viene celebrata
nel monastero clandestino di un gruppo di suore bizantine, poi si sposta
nel villaggio Perevoloka dove alla Liturgia clandestina sono presenti
più di 200 persone. Ogni giorno in media compie dai 20 ai 30 chilometri,
di villaggio in villaggio, per strade di campagna.
Nel 1957 gli agenti del KGB per due volte tentano di provocare un incidente
stradale. Nello stesso anno viene arrestato e picchiato duramente in prigione.
E’ costretto a lasciare la provincia e si sposta in Crimea dove ostinatamente
e con fervore continua la sua opera apostolica. Nel 1958 risiede a Nadorožka
e in breve tempo il suo villaggio diventa centro dell’attività clandestina
della chiesa catacombale.
Il 22 gennaio 1959 padre Pavel è nuovamente arrestato nella città di Ivano-Frankovsk
(attualmente Stanislavov) e condannato a 5 anni di lager da scontare in
Mordovia, dal 1959 al 1964. Durante questo periodo ha l’occasione di incontrarsi
nel lager con il metropolita Iosif Slipyj. Dopo la liberazione dal lager
è condannato ad altri 5 anni di confino.
L’1 maggio 1974 padre Pavel viene clandestinamente ordinato vescovo da
Iosafat Fedorik, esarca dei greco cattolici ucraini dell’Asia Centrale.
Durante i suoi viaggi pastorali il vescovo Pavel visita i credenti di
molti territori dell’URSS. Molte volte gli rubano le vesti ed i libri
liturgici; è minacciato di essere nuovamente arrestato, ma lui non si
arrende. A chi lo intimidiva, era solito rispondere: “Tenetevi le nostre
chiese, noi ne abbiamo a centinaia. Ogni casa di un cattolico ucraino
per noi è una chiesa.”
Il vescovo Pavel fa parte di quel gruppo di clero ucraino di monaci e
monache che il 4 agosto 1987 dichiarano pubblicamente di uscire dalla
chiesa catacombale ed è lui che presiede una delle prime celebrazioni
pubbliche il 17 luglio 1989, raccogliendo più di 40.000 fedeli.
Negli anni 1989-1993 Pavel Vasili è vescovo ausiliare a Ivano-Frankovsk.
Dal 1993 al 2001 è vescovo ordinario della diocesi di Černovicy-Kolomij
Il vescovo Pavel Vasilik muore il 12 dicembre 2004.
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