Rudka Vasilij (1912 – 1991)

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monaco greco-cattolico, redentorista

Padre Vasilij nasce il 17 agosto 1912 nel villaggio Myciv, oggi territorio polacco. Nel 1920 conosce i padri redentoristi e decide di entrare nel loro ordine. Dal 1925 al 1930 studia nelle scuole dei redentoristi. Dopo aver fatto il noviziato viene mandato in Belgio per lo studio della teologia. Il 25 luglio 1937 è ordinato sacerdote greco cattolico dal vescovo Nikolaj Čarneckij. Fino all’inizio della Prima Guerra Mondiale è insegnante di francese per i novizi dei conventi redentoristi, in seguito gli viene affidata la formazione dei giovani monaci. Nel 1950, dopo l’arresto di padre Ivan Rudka, oggi beato, padre Vasilij è nominato protoigumeno (superiore provinciale).
Nel luglio 1950 padre Vasilij viene arrestato con l’accusa di aver trovato nel suo diario delle note “antisovietiche nazionaliste”. E’ condannato a 10 anni di lager da scontarsi in Siberia. Nell’ottobre 1955 è liberato perché invalido al lavoro (tromboflebite) e può ritornare a Leopoli. Però nel 1959 il KGB gli impone di abbandonare l’Ucraina. Padre Vasilij chiede consiglio al vescovo Nikolaj Čarneckij perché gli suggerisca il luogo da scegliere. Il vescovo, che da poco è rientrato dal lager a Leopoli, gli dice di scegliere lui il luogo dove può essere di maggior utilità ai fedeli. Padre Vasilij preferisce la città Prokop’evsk nella Siberia occidentale dove vivono molte famiglie di greco cattolici e tedeschi cattolici romani deportati al confino. Qui padre Vasilij riesce a trovare un lavoro come guardarobiere nell’infermeria di una miniera di carbone fino al 1972, anno della pensione. Tutto il tempo libero a sua disposizione lo occupa nell’assistenza clandestina ai fedeli della città e della regione. Dal 1973 padre Vasilij prepara i seminaristi che clandestinamente lo raggiungono dall’Ucraina. Nel 1979 giunge in suo aiuto padre Jaroslav Spodar, a capo del movimento catacombale redentorista. Padre Jaroslav, dopo essere stato ordinato il 28 agosto 1983 da un vescovo catacombale, si stabilisce a Prokop’evsk in aiuto a padre Vasilij gravemente ammalato di tromboflebite progressiva. Dalla fine degli anni ’80 padre Vasilij non è più in grado di camminare, può celebrare la Divina Liturgia soltanto seduto in carrozzella.
L’ultima celebrazione della Liturgia è del 30 dicembre 1990. Padre Vasilij Rudka muore l’8 gennaio 1991.


Dalle memorie dei cristiani di Prokop’evsk

Jurij Pinkevič:
“Da quando l’ho visto, tutto è cambiato in me. Non perché lui era un sacerdote, ma dal modo con cui faceva tutte le cose. Come se tutto provenisse dal profondo della sua anima e si trasmettesse alla mia anima. Allora ho capito chi sia un vero uomo per il quale l’opera di Dio diventa la sua opera sulla terra. Ho visto come deve essere un vero uomo, proprio come padre Rudka. La sua bontà proveniva da lui spontaneamente e ti affascinava. Grazie alle sue qualità morali, ci lasciavamo sedurre. Io vorrei continuare a vivere come lui. Io ho potuto vedere un grande uomo, grande spiritualmente, che riusciva a convincere tutti, anche i suoi avversari ideologici. A tutti era simpatico. Per me è un esempio per tutta la vita. Quando faccio memoria di lui, come lui parlava, il male fugge da me e io divento migliore, riesco a fare qualche cosa di meglio, sono disposto a servire Dio.”

Aleksandr Abm:
“Lui non è un prete, ma un angelo!” dicevano le vecchiette e anche i tedeschi.

Ekaterina Muchamedžanova:
“La nostra vita religiosa si svolgeva nella clandestinità. Ogni volta la S. Messa veniva celebrata in un appartamento diverso. Lo stesso sacerdote fino all’ultimo momento non sapeva dove avrebbe dovuto celebrare. Succedeva che, dopo aver confessato, battezzato e celebrato la S. Messa, il sacerdote scompariva saltando dalla finestra e passando fra i campi … Fin da quando ero ragazza, l’autorità principale della mia vita è stato padre Vasilij Rudka, anche per mio fratello. Al padre potevo aprire tutta la mia anima e lui sapeva sempre trovare il giusto consiglio, le giuste parole per ogni circostanza. Padre Vasilij era un uomo santo. Non solo io, ma anche gli altri parrocchiani vedevano in lui l’esemplare del vero cristiano, l’esemplare dell’apostolo, l’immagine di un angelo, di Cristo stesso. Alcuni affermavano di aver visto uscire da lui una luce particolare. Io non ho visto nessuna luce, ma posso testimoniare che soltanto attraverso padre Vasilij, ho capito che cosa sia l’amore cristiano. Non ha mai voluto accettare soldi per l’intenzione della S. Messa, diceva sempre che gli bastava il suo stipendio, sebbene fosse uno stipendio misero. Quando celebrava la Messa da noi, senza farsi notare, lasciava sempre un po’ di denaro. Io pensavo che questo regalo lo facesse soltanto alla nostra famiglia che versava in grave difficoltà economiche, ma poi sono venuta a sapere che lo lasciava in ogni famiglia, dietro la stufa oppure sotto il cuscino. Quando lo invitavano a pregare sulle tombe dei propri cari in cimitero, lui si fermava sempre anche a pregare sulle tombe trascurate. Con questo esempio voleva insegnarci che non bisogna soltanto pregare per la propria gente, ma per tutti. Grazie alla presenza di padre Vasilij la vita religiosa a Prokop’vsk era molto intensa. La stanza dove celebrava la messa era sempre stracolma, ma la nostra vita religiosa non si riduceva all’ascolto della S. Messa, noi trascrivevamo, diffondevamo e imparavamo a memoria le preghiere, imparavamo i canti religiosi e si preparavano anche spettacoli teatrali. Erano molto attivi i gruppi del “Rosario vivente”.
Per me è stata una fortuna aver conosciuto nella mia vita uomini come mio padre e padre Vasilij Rudka.”