Paulaitis Petras (1904 – 1983)

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sacerdote cattolico

Padre Petras nasce il 29 giugno 1904 a Jurburg, governatorato di Kovno (impero russo, oggi Kaunas in Lituania) figlio di un ricco contadino. Studia teologia a Roma e giurisprudenza a Lisbona. Dal 1935 al 1939 lavora nel consolato lituano a Vienna. Dopo l’occupazione dell’Austria da parte di Hitler, torna in Lituania e insegna latino nel ginnasio di Jurbarkas dove organizza fra i giovani un gruppo di opposizione antinazista “L’unione dei difensori della libertà”. Pubblica nello stesso tempo la rivista “L’eco della Lituania” attraverso la quale invita a disertare dall’esercito tedesco e aiutare gli ebrei. Quando inizia la caccia agli ebrei, padre Petras si presenta al comando tedesco per chiedere spiegazioni. Gli rispondono: “Signor Petras, siamo in guerra è meglio che non si intrometta fra due grandi potenze”.
Nell’ottobre del 1943 padre Petra viene arrestato dalla Gestapo e condotto a Kaunas, ma qui riesce a fuggire.
Dal momento in cui l’esercito sovietico entra in Lituania la Chiesa cattolica diventa oggetto di persecuzione: già il 2 luglio 1942 si interrompono i rapporti diplomatici con il Vaticano, il concordato è annullato, sono proibite tutte le organizzazioni cattoliche, nazionalizzate le scuole cattoliche, proibita la stampa e l’editoria cattolica e chiusi tutti i monasteri. Dei quattro seminari cattolici ne rimane soltanto uno, quello di Kaunas, ma il numero degli studenti viene determinato dal partito. Da 300 si passa a 150 studenti per giungere in seguito a 25 nel 1946. Negli anni 1946-1947 vengono arrestati tutti i vescovi tranne uno.
Nel 1946 il tribunale di guerra condanna padre Petras a 25 anni di lager. Viene liberato nel 1956 per l’amnistia concessa dopo la morte di Stalin. Ritorna a Kaunas, lavora come fuochista e nel tempo che gli rimane coopera con la chiesa catacombale.
Il 12 aprile 1958 padre Petras viene arrestato nuovamente e condannato a 25 anni di lager. Con lui viene condannato ad una pena inferiore, anche un gruppo di giovani che tiene rapporti con lui. Nel 1961 nel lager è condannato a sei mesi di regime più severo “per contatti dannosi con i giovani”. In realtà il regime severo dura più di 12 anni. Nel 1963 il maggiore Svjatkin della polizia segreta propone a padre Petras di scrivere un articolo contro l’Occidente per la stampa locale. In questo caso la sua condanna può essere riveduta. Padre Petras non accetta e Svjatkin in risposta: “Lei creperà qui, mi creda non vedrà mai la libertà”.
Padre Petras viene liberato il 12 aprile 1983 all’età di 79 anni, dopo aver passato 6 anni in clandestinità e 35 in lager. Trova di sistemarsi a Kretinga, sotto stretto controllo del KGB che gli proibisce di scrivere le sue memorie.
Muore dopo breve tempo. Ai suoi funerali si raccoglie una folla di popolo.