Valentina Vasil’evna nasce a Pietroburgo in una famiglia contadina protestante. Frequenta la scuola ginnasiale, vive a Mosca e passa alla Chiesa cattolica. Entra nella comunità della Abrikossova delle suore domenicane, pronuncia i voti solenni e prende il nome di Antonina. L’8 marzo 1924 viene arrestata assieme ad un gruppo di russi cattolici e il 24 maggio dello stesso anno è condannata a 3 anni di confino a Inkino da dove viene liberata il 9 Maggio 1927 con la proibizione di vivere nelle 6 maggiori città dell’URSS. Trova una sistemazione prima a Kostroma, poi a Odessa, a Krasnodar, a Stavropol e dal 1934 a Tambov. Qui viene arrestata il 1 febbraio 1935 assieme ad un gruppo di sacerdoti cattolici, ma viene assolta e liberata dalla prigione il 26 novembre dello stesso anno. Nel 1941 è di nuova arrestata a Malojaroslavec, accusata di “aver organizzato un gruppo antisovietico di cattolici” e condannata a 3 anni di lager da scontare a Siblag. E’ liberata nel 1945 per essere ancora una volta arrestata a Kaluga il 3 aprile 1949 “per attività spionistica in favore del Vaticano”. Il 29 ottobre 1949 è condannata a 15 anni di lager da scontare a Angarlag da dove viene liberata anzitempo il 14 giugno 1956. Viene accolta da una sua sorella nel villaggio Lesna, provincia di Kaliningrad. Nel 1958 si trasferisce a Vilnius nel convento delle sue sorelle domenicane della comunità dell’Abrikosova. Muore a Vilnius il 9 ottobre 1989. |