GRABAR ADAL’BERT
EVGEN’EVIČ (1898-1983) |
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sacerdote greco-cattolico |
Padre Adal’bert nasce il 5 settembre 1898 nel villaggio
di Nižnie Vorota, frequenta il ginnasio a Mukačevo, è chiamato al servizio
militare, durante la seconda guerra è ferito e viene smobilitato. Nel
1919 frequenta la facoltà di lettere all’Università di Budapest, ma è
costretto ad interromperla a causa della morte del padre e a ritornare
a Mukačevo. Riprende gli studi al seminario diocesano di Užgorod e il
4 novembre 1923 viene ordinato sacerdote dal vescovo greco-cattolico Antonij
Papp. Gli viene affidata la parrocchia del villaggio di Roztoka. In questa
parrocchia, oltre al parroco, c’è una sola persona che sa leggere e scrivere:
il presidente del consiglio parrocchiale. Per questo, il giovane parroco
si preoccupa di aprire una scuola. Dal 1924 al 1926 padre Adal’bert è
insegnante nella scuola da lui fondata. In seguito viene nominato direttore
della scuola popolare statale. Dal 1927 al 1935 è parroco nel villaggio
di Verchovina Bystra. In questo villaggio mancava la chiesa, e le liturgie
si tenevano in un locale della scuola; del resto molti contadini preferivano
andare all’osteria piuttosto che alle funzioni. Il parroco deve quindi
impegnarsi a coltivare fra i fedeli prima di tutto l’amore alla Liturgia.
Infine riesce a convincerli della necessità di costruire la chiesa. Inizia
la raccolta dei fondi necessari e dopo tre anni la chiesa è costruita.
Nel 1935 padre Adal’bert viene trasferito come parroco al villaggio di
Golobine.
Nel 1949, all’inizio della persecuzione aperta contro la Chiesa greco-cattolica,
il potere locale, con l’aiuto della polizia segreta sovietica, fa di tutto
per indurre padre Adal’bert a passare alla Chiesa ortodossa russa del
Patriarcato di Mosca. Il sacerdote rifiuta in modo categorico e l’8 marzo
1949 viene arrestato. Dopo l’arresto, la famiglia di padre Adal’bert riceve
dalle autorità comuniste l’ultimatum di lasciar libera la casa parrocchiale
entro un mese. Il sacerdote viene rinchiuso nella prigione di Užgorod
e il 26 aprile 1949 è condannato alla confisca dei beni e a 25 anni di
reclusione da scontarsi nei lager della Mordovia.
La moglie di padre Adal’bert, Kornelija Badik, prima dell’arresto del
marito era insegnante e lo aiutava pure nella cura d’anime: teneva lezioni
per le giovani madri, insegnava loro le norme igieniche, anche perché
la mortalità dei bambini nel villaggio era molto alta. Affronta con energia
e fede gli anni duri della persecuzione. Dopo la morte del marito viene
licenziata dall’insegnamento perché la moglie di un nemico del popolo
non è in grado di educare. Derubata di ogni bene, madre di 8 figli, accetta
ogni lavoro precario e sottopagato.
Padre Adal’bert viene liberato il 27 aprile 1956, ritorna in famiglia
a Užgorod e subito si inserisce nella vita della Chiesa clandestina. Riesce
a trovare lavoro come operaio in una fabbrica fino al 1968. Celebra la
Divina Liturgia nel proprio appartamento, battezza, benedice i matrimoni,
insegna catechismo ed è padre spirituale di molti che accorrono a lui
non soltanto dalla città, ma anche dai paesi vicini. È inoltre maestro
e padre spirituale di numerosi sacerdoti della Transcarpazia ordinati
clandestinamente. Vecchio ed ammalato continua il suo lavoro pastorale
clandestino, sostenuto anche dai fedeli che lo stimano e lo amano.
Padre Adal’bert Grabar muore all’età di 86 anni il 6 dicembre 1983 e viene
riabilitato l’11 marzo 1992.
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