OstaŠevskij Iosif
(1890 – 1948) |
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sacerdote greco cattolico |
Padre
Iosif nasce nella famiglia di un povero artigiano di Lesniv, provincia
di Leopoli. Con l’aiuto del sacerdote della sua parrocchia riesce a frequentare
il ginnasio e nel 1910 ad entrare nel seminario diocesano di Leopoli.
Nel 1916 è ordinato sacerdote e quindi nominato vicario nella parrocchia
del villaggio Zavidovič. Nel 1923 è parroco a Kurniki e organizzatore
delle cooperative contadine. Di sera tiene lezioni di storia, letteratura
e geografia per i contadini. La frequenza dei parrocchiani è in continua
crescita per cui si rende necessaria la costruzione di una nuova chiesa.
Nel 1927 è parroco del villaggio Pidbirizcy, ma dopo breve tempo è invitato
ad insegnare nell’Accademia di teologia di Leopoli dove è rettore il futuro
metropolita Iosif Slipyj. Nello stesso periodo padre Josif scrive articoli
per la rivista religiosa “Niva” e traduce testi religiosi da diverse lingue.
Nel 1921 è arrestato perché, durante una predica, aveva criticato la politica
polacca nei confronti degli ucraini. Durante la campagna per la liquidazione
della Chiesa greco cattolica, padre Iosif è arrestato perché si è rifiutato
di passare alla Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca. Kostel’nik,
sacerdote greco cattolico promotore del passaggio alla Chiesa ortodossa
e, nonostante questo, amico cordiale di padre Josef si reca da lui per
dirgli: “Padre, io so che lei non passerà mai all’ortodossia, ma so anche
che, a causa della sua malattia, non sarà in grado di sopportare la prigione”.
Dopo di che gli consegna un documento che lo dispensa dal servizio religioso
in parrocchia. Padre Iosif nasconde il documento e continua le celebrazioni
in parrocchia, ma poi, costretto ad abbandonare la casa parrocchiale,
si ritira dalla figlia a Leopoli e celebra con “precauzione”, senza farsi
molto notare. Ma l’occhio vigile del KGB non si lascia facilmente ingannare.
Nonostante l’amicizia con Kostel’nik che l’aveva temporaneamente salvato,
il 18 marzo 1946 padre Iosif è nuovamente arrestato a Leopoli, dopo una
minuziosa perquisizione nell’appartamento della figlia Antonina Marija,
dove si era rifugiato ed aveva diligentemente asportato denaro, foto,
radio ed altro materiale utile. Accommiatandosi dalla figlia, si confida:
“Non starò a lungo con loro, Dio mi chiamerà”. Per parecchio tempo la
famiglia non ha di lui nessuna notizia, in seguito alcuni prigionieri
detenuti assieme a lui vengono a riferire alla famiglia: gli amici del
carcere avevano di lui un grande rispetto. Padre Iosif amava intrattenersi
con loro, li istruiva e soprattutto li confermava nella fede.
Il tribunale sovietico condanna padre Iosif a 8 anni di lager. Nell’atto
di accusa, a conferma della “giusta” condanna si riportano le sue parole:
“Stalin è un ateo e non può impormi a quale religione io debba appartenere”.
Da Leopoli i prigionieri vengono trasferiti alla prigione di sosta a Char’kov
dove si dorme sul cemento. Padre Iosif si ammala di bronchite cui segue
un infarto. Muore nella prigione di Char’kov il 2 ottobre 1948.
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