ALADŽADŽAN PIERRE (PËTR)

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sacerdote cattolico, gesuita

Sacerdote cattolico di rito latino e di rito armeno, gesuita
Fu sacerdote della Chiesa cattolica in Russia, membro della Compagnia di Gesù, celebrò in rito romano e armeno-cattolico.
Il suo cognome è diffuso fra i cattolici armeni detti «franchi», per il fatto che i cattolici che vivevano nell’impero ottomano si trovavano sotto la protezione della Francia. Forse era parente dello scrittore armeno Stepan E. Aladžadžan, nato in una famiglia cattolica armena nel 1924 ad Aleppo, in Siria, che nel 1946 si trasferì nell’Armenia sovietica.
All’inizio degli anni ‘30 del ‘900, nella città di Krasnodar era in funzione una chiesa cattolica di rito latino, situata in via Sovetskaja 14. La parrocchia era composta da famiglie armene, scampate al genocidio turco del 1915. Per la maggior parte si erano trasferiti dalla città di Ardvin e appartenevano ai cosiddetti «franchi» di Ardvin (cattolici armeni). La città di Ardvin si trova oggi in territorio turco. Dopo la guerra russo-turca del 1877-1878 la città, assieme alla provincia di Batumi, fu inglobata nell’impero russo, e da allora i cattolici armeni di Ardvin cominciarono a stabilirsi in quasi tutte le città della regione di Krasnodar, della Crimea, di Stavropol’ e nei centri sul litorale del Mar Nero e del Mare d’Azov. I sacerdoti armeno-cattolici che esercitavano il ministero ad Ardvin studiavano a Venezia o a Costantinopoli. Dopo che fu sancita la Pace di Brest, la Russia consegnò le regioni caucasiche di Karsk e di Batumi alla Turchia, così le terre armene di Ardvin passarono a questo Stato, e gli abitanti dovettero prendere la cittadinanza turca o evacuare. Neppure un armeno acconsentì a prendere il passaporto turco, perciò, fra il 1921 e il 1925, tutti emigrarono in URSS.
Secondo i racconti degli oriundi, ex parrocchiani della chiesa di Krasnodar, nella loro chiesa celebrava un sacerdote di nome Pierre Aladžadžan, proveniente da una famiglia di «franchi» di Ardvin. Poiché la parrocchia era cattolica di rito latino, dalle 10,00 alle 12,00 il sacerdote celebrava la Messa in polacco, dalle 12,00 alle 14,00 in lingua e rito armeni. Inoltre, padre Aladžadžan visitava le famiglie dei «franchi» della città di Anapa e i cattolici dei vicini villaggi polacchi, cechi e tedeschi, dove celebrava la liturgia nelle loro lingue nazionali.
Nel 1932 il sacerdote fu arrestato, processato e finì in prigione a Krasnodar. Dopo l’istruttoria preliminare, per decisione del tribunale fu costretto a lasciare l’URSS nel giro di ventiquattro ore. A quel tempo aveva circa trent’anni.
Pierre Aladžadžan partì per Roma. Nel 1936 o nel 1937 entrò nella Compagnia di Gesù. È padre A. Striček a ricordare, nel suo libro Autobiografia di un semplice gesuita (Novosibirsk 2009), il periodo del noviziato e gli anni di studio al Russicum trascorsi insieme al sacerdote armeno.
Nel 1944 padre Aladžadžan fu in Bulgaria, dove si occupò della distribuzione degli aiuti umanitari per conto del Vaticano. Fra i soldati sovietici, riconobbe un suo vecchio parrocchiano, tale Minasjan.
Negli anni ‘50 lavorò in Vaticano all’ufficio per la stampa e la propaganda. Frequentò Irina Posnova per le questioni legate alla casa editrice Žizn’ s Bogom a Bruxelles.