Abbiamo ammirato alcune delle sue meraviglie…
Anche quest’anno siamo “volati” in Armenia, per visitare questa piccola Nazione con un viaggio che è stato l’occasione per lasciarci toccare il cuore e interrogare la mente. La bellezza delle croci in pietra e delle sculture che sembrano merletti e l’armonia delle chiese rendono questa terra ‘memoria vivente’ di un’antica tradizione.
A Yerevan abbiamo visitato l’interessante Museo Parajanov, celebre regista armeno, censurato e incarcerato dal regime comunista, che dichiarò i suoi progetti antisovietici.
Nel ricco itinerario hanno trovato spazio anche alcuni incontri con realtà locali: a Yerevan e Spitak (cittadina fortemente colpita dal terribile terremoto del 1988) abbiamo conosciuto l’opera delle Suore di madre Teresa e ad Ashotsk abbiamo visitato l’ospedale ‘Redemptoris Mater’, affidato ai Padri Camilliani.
Abbiamo incontrato un popolo orgoglioso e caparbio, che, nonostante il Genocidio del 1915 e la lunga occupazione sovietica, non prova odio verso coloro che hanno distrutto la vita dei suoi padri.
Per ulteriori informazioni, è disponibile anche il report del precedente viaggio in Armenia di settembre 2023.
Testimonianza:
PATRIZIA: Il viaggio in Armenia, come tutti quelli che ho fatto con Russia Cristiana, per me è stato un momento di vita. Tre le ragioni fondamentali. La prima: ho apprezzato la compagnia delle persone con cui ho viaggiato, cordiali e disponibili a incontrare, a conoscere, comunicare, gustare insieme. La seconda: viaggiare con Russia Cristiana vuol dire non solo conoscere i luoghi, ma anche le esperienze dei cristiani che vi abitano. Così è stato per me per i precedenti viaggi e anche per l’attuale in Armenia. Gli incontri con le suore di madre Teresa e con il sacerdote dell’ospedale dei Camilliani sono stati incontri con uomini e donne di fede i quali hanno cercato di rispondere al bisogno che trovavano sulla loro strada. Opere nate in seguito al terremoto del 1988, ma che, successivamente, a calamità esaurita, si sono rivolte a coloro che sul territorio venivano rifiutati o non trovavano, per le loro condizioni economiche o di salute, risposta ai propri bisogni. A parlare è stato lo sguardo dei bambini o degli adulti disabili accolti dalle suore di Madre Teresa. Per loro un’accoglienza del bisogno non generica o superficiale, ma che si avvale di strumenti e tecniche moderne e produce un surplus di gioia in chi usufruisce del servizio. Terzo ma non ultimo, sono rimasta colpita dalla esperienza di profonda appartenenza del popolo armeno alla propria terra e alla propria storia. Mi capita di rilevare oggi nel nostro mondo occidentale globalizzato sia l’incapacità di identificarsi in una storia comune sia la tendenza a subire passivamente un modello di vita generico e interiormente povero, imposto da una società consumistica. Il popolo armeno, così come mi è stato dato di conoscerlo, grazie anche alla nostra amabile guida locale, riconosce innanzitutto di appartenere a una terra, una storia, una religione, tanto che le opere principali tra quelle visitate erano proprio le chiese, dove abbiamo potuto assistere a battesimi di adulti che riconoscevano evidentemente nella fede un elemento di spessore e di identità. Questo a me pare di insegnamento per noi occidentali in genere e, ancora di più, per noi che ci diciamo cristiani, ma di fatto spesso aderiamo, inconsapevolmente ma inesorabilmente, a modelli che ne sono molto lontani.