REMOV NIKOLAJ (VARFOLOMEJ) FEDOROVIČ (1888-1935)

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vescovo cattolico

Nikolaj Remov nasce a Mosca da famiglia ortodossa, entra in monastero e prende il nome di Varfolomej. È ordinato sacerdote, consacrato vescovo e nominato arcivescovo nella Chiesa ortodossa. È priore del monastero di San Pietro all’Alto a Mosca e, al tempo stesso, insegna all’Accademia teologica di Mosca. Conosce le lingue antiche ivrit, greco e latino assieme alle lingue moderne dell’Europa.
Il 6 settembre 1920 è arrestato a Mosca per propaganda controrivoluzionaria. Il 5 gennaio 1921 viene condannato a 5 anni di lager, ma il 28 gennaio 1921, per ragioni di salute, la pena è commutata con la condizionale. Dopo la chiusura del monastero da parte delle autorità sovietiche, esercita il ministero presso la chiesa della Natività della Vergine a Mosca e organizza un monastero clandestino. Nel 1928 viene nuovamente arrestato, ma rilasciato dopo circa un mese.
Nel 1932 passa segretamente alla chiesa cattolica, pur rimanendo ufficialmente, con l’autorizzazione del Papa Pio XII, nella Chiesa ortodossa. Organizza una comunità monastica clandestina di cattolici russi. Su raccomandazione del vescovo Neveu, Amministratore apostolico a Mosca, il vescovo Varfolomej è nominato dal Vaticano vescovo vicario per i cattolici russi di rito bizantino. Il 21 febbraio 1935 è arrestato nuovamente a Mosca, accusato di aver avuto frequenti contatti con rappresentanti del Vaticano e di aver trasmesso sistematicamente notizie false sulla persecuzione contro la Chiesa.
Il 17 giugno 1935 l’arcivescovo Varfolomej Remov è condannato alla pena capitale. Nella relazione del vescovo Neveu al Vaticano si legge: «Non c’è dubbio che il vescovo Varfolomej fu arrestato in odio alla fede e che rimase fedele fino alla fine alla Chiesa Cattolica e al Santo Padre, che egli amava, pronto ad eseguire le sue disposizioni ad ogni costo».