EgreŠi Georgij Emel’janoviČ (1901 – 1984)

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sacerdote greco cattolico

Padre Georgij nasce il 31 marzo 1901 nel villaggio Zadnne (ora Priboržavskoe), frequenta il ginnasio a Maramoroš (Romania) e poi a Beregovoe, quindi entra nel seminario diocesano di Užgorod e il 28 agosto 1926 viene ordinato sacerdote dal vescovo greco cattolico Petr Gebeja. Dal 1926 al 1928 è coadiutore nella città di Chust; dal 1928 al 1933 parroco a Saldoboš; dal 1933 al 1945 parroco a Bedeblja.
Negli anni 1919-1939 il territorio della Transcarpazia fa parte della Cecoslovacchia con il nome Rus’ della Transcarpazia. L’11 ottobre 1938 ottiene l’autonomia. Il 14 marzo 1939 viene proclamata l’indipendenza dello stato che prende il nome di Ucraina dei Carpazi. Nello stesso giorno i tedeschi iniziano l’occupazione della Cechia; la Slovacchia si proclama indipendente. Il 18 marzo 1939 l’Ucraina dei Carpazi cessa di esistere; Vološin (sacerdote greco cattolico) presidente dello stato emigra. Il 18 ottobre 1944 l’Armata Rossa inizia l’invasione del paese e il 29 giugno 1945 viene firmato l’accordo per cui l’Ucraina dei Carpazi diventa parte della Repubblica ucraina sovietica.
Con l’avvento dei sovietici la situazione della chiesa greco cattolica diventa particolarmente tragica, anche se per tutti i credenti non poteva che essere persecutoria. Per motivi esclusivamente strategici il partito comunista decide di eliminare la Chiesa greco cattolica, appoggiando temporaneamente la Chiesa ortodossa.
Nel marzo 1945 padre Georgij è costretto a cedere la sua chiesa e la casa parrocchiale agli ortodossi ed abbandonare il villaggio Bednevlja dove presta servizio. Il vescovo Feodor Romža gli affida la parrocchia di Gajdoš, in seguito la parrocchia di Jarok e dal 1947 al 1949 la parrocchia di Tur’ja-Bystraja.
All’inizio del 1949 il KGB impone a lui, come a tutti i sacerdoti greco cattolici, di passare alla Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca. Al rifiuto il 9 settembre 1949 viene arrestato e il 18 novembre dello stesso anno condannato a 10 anni di lager e alla confisca di tutti i suoi beni. La pena è scontata nel lager di Kengir (Kazakistan), poi nel lager Spasskoe. Nel 1953 nel lager Volynka, nel 1954 nel lager Aktas e infine (sempre nel Kazakistan) nel lager presso Karaganda.
Padre Sergij viene liberato nel 1955 e si stabilisce nella città di Užgorod dove, dopo un anno, trova lavoro come guardiano notturno. Nel 1967 è pensionato.
Padre Georgij Emel’janovič Egreši muore l’8 gennaio 1984.
Riabilitato il 26 dicembre 1991.
La moglie Marta Enej (1907-1975) dopo l’arresto del marito, con tre figli a carico, sperimenta la dura sorte di moglie di un “nemico del popolo”.