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Ortodosso, nato nel 1891 a Sur'evka, in provincia di Samara
da una famiglia povera. Nel 1919 entrò nel seminario
di Simbirsk, fu ordinato diacono il 30 agosto 1922 e qualche
anno dopo, clandestinamente, sacerdote. Fu arrestato una
prima volta negli anni '30, e deportato a
Komsomol'sk-na-Amure. Racconta la figlia: "Dalle sue lettere
venivamo a sapere che questa città si costruiva sulle
ossa dei detenuti. Morivano a centinaia e a migliaia, non ne
seppellivano neppure i cadaveri, lasciati in pasto ai cani".
Ritornato al paese poté esercitare il ministero solo
clandestinamente. Il 27 settembre 1937 venne nuovamente
arrestato. Racconta la figlia: "Ci abbracciò, si
avvicinò alle icone, si fece il segno della croce e
disse: "Mi denuncino pure, non dirò una parola che
possa servire a condannare degli innocenti". Non lo
rivedemmo più". Venne fucilato il 20 gennaio 1938.
Alla famiglia venne detto che era stato condannato al lager.
"Non ci sono parole per descrivere le umiliazioni e le
sofferenze che subimmo - continua la figlia - Ma noi
sapevamo che a nostro padre per le sue sofferenze e la
fortezza della sua fede era assicurato il Regno dei cieli, e
questo ci aiutò a sopportare tutto". |